Corradi Outdoor Attitude Online. Cherubino Gambardella e il valore della flessibilità
Protagonista del secondo appuntamento con il Corradi Outdoor Attitude Online, dopo l’architetto Alfonso Femia, è l’architetto e designer Cherubino Gambardella che ha condiviso la sua visione dell’outdoor con gli oltre ottanta partecipanti alla conferenza online,
in un racconto arricchito da immagini poetiche, figure retoriche e citazioni colte. La sua esposizione appassionata (da vero “performer”, come lo definisce il giornalista Giorgio Tartaro nell’introduzione al workshop) ha permesso di varcare la dimensione quasi “onirica” del rapporto tra spazio interno e spazio esterno. Due elementi, questi ultimi, che per Gambardella si presentano come indissolubilmente legati tra loro.
Il Microscopio dell’Immaginazione
Il primo principio al quale Gambardella si attiene nella sua professione è anche il concetto con il quale ha inaugurato il suo intervento al workshop: il Microscopio dell’Immaginazione.
Ovvero lo strumento al quale i progettisti ricorrono nei momenti di difficoltà: “quando dobbiamo attenerci a vincoli molto forti, andare incontro alle esigenze di un budget ridotto o quando la situazione non permette di lavorare come si è sempre fatto”. In questi casi, sostiene Gambardella, non esistono differenze tra località sfortunate e località fortunate, o tra un’Italia che traina e una che rimane indietro. La complessità delle condizioni di partenza vale a qualsiasi latitudine e sta al professionista riuscire ad adattarsi alle esigenze del progetto specifico.
In sintesi, il microscopio dell’immaginazione risiede nello scarto tra i preconcetti dell’architetto e la realtà effettiva delle cose: “Una battaglia incredibile che rappresenta la vera forza dell’architettura. Quando quello che ci viene richiesto sembra non concedere alcuno spazio di manovra, ecco che invece dobbiamo guardare alle condizioni strette come a un’opportunità immensa”.
D’altronde, commenta Gambardella, l’attuale situazione di forte limitazione in cui ci troviamo conferma la necessità, per il professionista, di essere “un animale fortemente adattativo” per poter esprimere la propria potenza artistica.
Persino quando sembra di non avere niente si dispone, invece, di tutto. L’architetto deve riuscire, infatti, a progettare con quello che ha; solo così può riuscire a tradurre le richieste complesse nel linguaggio dell’architettura e a produrre bellezza.
Flessibilità e adattamento: la forza dell’architettura
Altri due principi fondamentali per il Prof. Gambardella, sono la flessibilità e il conseguente adattamento delle soluzioni architettoniche.
Durante il workshop, entrambi emergono con particolare evidenza nella presentazione di alcuni tra i suoi progetti più importanti. Ad esempio, nei disegni realizzati nel 1997 per il progetto dell’Università di Camerino: più lo spazio è concepito in maniera flessibile, come in questo caso, e maggiori sono le possibilità di adattarlo.
O, ancora, nel complesso di edilizia popolare realizzato nella periferia di Napoli.
Un progetto che è riuscito ad adeguarsi fortemente alle vite delle famiglie divenute proprietarie degli alloggi. Chi lo abita ne ha infatti permeato lo spirito, colorandolo di variazioni, molteplicità dei particolari e adattamento.
E il fatto che si sia trattato di un progetto low budget non ha impedito di realizzare un’architettura importante. “È soprattutto in casi come questo – dice Gambardella - che il microscopio dell’immaginazione permette di spingere la creatività e aguzzare l’ingegno”.
Spazio esterno e spazio interno
Nel definire la comunicazione tra spazio indoor e outdoor, un elemento ricorrente nei lavori di Cherubino Gambardella è la veranda.
Nel progetto dell’attico di Posillipo, ad esempio, la veranda a pianta libera che si apre e si chiude permette di definire molteplici possibilità nonché di modulare la luce all’interno dello spazio interno monocromatico.
La piazza coperta del Cluster del Mediterraneo realizzato per Expo 2015, invece, riprende la struttura molto fitta di una casbah che genera uno spazio in parte aperto e in parte coperto, dove la contrapposizione tra ombre e luce gioca un ruolo fondamentale.
L’outdoor appare uniforme: tutti i padiglioni, infatti, hanno le pareti esterne rivestite di bianco. Lo spazio riservato ai colori si trova all’interno delle singole strutture, dove ogni Paese riprende a proprio piacimento le sfumature tipiche della cultura mediterranea.
L’esterno diventa protagonista assoluto anche nel disegno delle abitazioni di Capri. La casa è, infatti, quasi scavata all’interno di questo spazio, in cui il rapporto tra indoor e outdoor assume un’importanza fondamentale.
Nel progetto, l’uso delle ombreggiature è determinante. L'outdoor è concepito come un gioco tra ombre e trasparenze che lo rende molto più di un dehor qualsiasi. L’intento del progettista è quello di offrire uno spazio dalla notevole potenza espressiva, che dia protezione dalla pioggia in inverno e che possa aprirsi alle temperature gradevoli delle stagioni più calde. Uno spazio, quindi, fruibile tutto l’anno, in grado di adattarsi a contesti diversi e a muoversi all’interno di essi.
Spazi accessori così, in cui indoor e outdoor sono un continuum e per questo è quasi difficile percepire se ci si trova all’interno o all’esterno dell’ambiente, rappresentano, per Gambardella, la magia dell’architettura.
Come cambierà l’estetica dell’outdoor
Alla domanda di Giorgio Tartaro su quale sarà la reazione dell’architettura all’attuale situazione di impasse, Cherubino Gambardella risponde che sarà importante riuscire a costruire uno scenario fisico e concreto in cui non venga persa l’opportunità del lavoro da remoto. Per i progettisti sarà importante riuscire a capire come portare lo spazio esterno e urbano nello spazio limitato di un’abitazione. Come potremo, grazie all’architettura, sconfiggere la paura dell’altro che ci si avvicina costruendo degli ambienti anche piccoli, che non risultino tristi o grotteschi ma colorati e gioiosi, e che potranno tornarci utili anche dopo, quando potremo riabbracciarci senza timore.
Per Gambardella, dovremo affrontare il futuro con flessibilità e capacità di adattamento. Sarà necessario pensare a uno spazio in si possa tanto collegarsi con il mondo quanto muoversi, leggere e fare tutto quello che è possibile fare in un luogo pubblico.
La flessibilità sarà un fattore sempre più determinante nel mondo dell’outdoor e, paradossalmente, i nostri spazi di vita comunitaria avranno bisogno di pochi interventi per essere resi tali, ma bisognerà comunque ripensarli nell’ottica di agevolare le relazioni tra le persone anche a cinque metri di distanza le une dalle altre. Gambardella individua una metafora per descrivere in modo efficace questo nuovo adattamento: “Immaginate il teatro all’italiana: sei su un palco e niente ti fa sentire più raccolto, concentrato e racchiuso in te stesso dello spazio di un teatro lirico. Immaginate ora un sistema di finestre, logge, palchi, costruiti come tanti mirador che si guardano da lontano gli uni con gli altri”.
In futuro - conclude Gambardella - “le persone avranno sempre più bisogno di personalizzare i propri spazi. E il compito dell’architettura sarà quello di riuscire ad adattare sistemi e strutture a diversi contesti e a diverse necessità, e conferire loro una dimensione più sognante, che in questo momento è fondamentale”.